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Smart working, nuovo ampliamento per emergenza sanitaria


Lo smart working può essere avviato senza la stipula tra i lavoratore e l’azienda dell’ accordo individuale, la determinazione è attivabile in tutta Italia per il periodo fino al prossimo 31 luglio.


Questo l’effetto del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo, che ha integrato quanto già contenuto nel Dpcm del 25 marzo.

In pratica il provvedimento conferma le caratteristiche delle deroghe già previste nel precedente decreto, ma da una parte ne amplia la validità su tutto il territorio nazionale difatti precedentemente limitata a sei regioni del Nord, e contestualmente amplia l’applicabilità temporale di utilizzo dal 15 marzo alla fine di luglio, che coincide con lo stato di emergenza fissata dal governo.


Nel Dpcm del 1° marzo resta la possibilità per l’azienda di ricorrere alla modalità di lavoro agile senza l’accordo individuale previsto dalla legge 81/2017 che regola lo smart working.

Difatti dove possibile è auspicabile, anche a fronte delle raccomandazioni che invitano a ridurre le occasioni di contatto fisico tra le persone, che i datori di lavoro possano valutare di far lavorare i dipendenti fuori dall’azienda.


Pur ritenendo il luogo deputato allo svolgimento del lavoro agile l’abitazione, tuttavia la normativa su tale istituto lascia la possibilità di individuare le sedi alternative in cui svolgere l’attività.

Infatti l’articolo 18 della legge 81/2017 stabilisce che la prestazione venga svolta senza precisi vincoli di luogo, in parte in azienda e in parte dislocata in un altro luogo fisico senza una postazione fissa.

Dunque anche in questo momento di emergenza sanitaria si dovrebbe in teoria mantenere una alternanza tra presenza in azienda e lavoro svolto altrove.


Nonostante si vada in deroga all’ accordo, il datore di lavoro deve comunque attendere alle disposizioni contenute nella legge 81/2017.

Il ricorso allo smart working resta in ogni caso legato alle mansioni che devono essere svolte dal lavoratore, difatti e ipotizzabile un utilizzo più elevato per gli impiegati e molto meno per gli operai.

La dotazione che deve essere fornita al lavoratore, come personal computer con piattaforme adeguate e una connessione internet, inoltre restano salve le disposizioni previste per la riservatezza dei dati.


Per un ulteriore approfondimento sullo smart working vi rimandiamo alla nota redatta a giugno 2018, qui di seguito il link:


 


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