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Novità per il 2023, Legge di bilancio e lavoro


Con l’approssimarsi della definizione della legge di bilancio per il 2023 le disposizioni future sono già state esplicitate nel testo del Disegno di Legge, approvato nel Consiglio dei Ministri del 21 novembre, prende così forma il pacchetto di novità in arrivo.


E’ bene puntualizzare che come da prassi le disposizioni approvate dal Consiglio dei Ministri possono essere emendate con il passaggio nelle aule parlamentari cosa peraltro abbastanza normale nella stesura definitiva, tuttavia, pur considerando la presente nota solamente orientativa, alcune informazioni sulla quella che a buon ragione si può considerare una “bozza”, possono essere fatte.

Per i lavoratori autonomi sembra profilarsi un’estensione della soglia del regime forfettario passando dagli attuali 65.000 a 85.000 euro e all’introduzione di un nuovo regime che permetta di applicare un’aliquota più bassa all’aumento di reddito registrato considerando il maggiore tra i redditi Irpef dei tre anni precedenti.


Per i datori di lavoro una agevolazione contributiva fino a 6mila euro annui, per tre anni, per chi assume a tempo indeterminato giovani sotto i 36 anni, donne e percettori di reddito di cittadinanza.

La misura, dovrebbe essere applicabile per i nuovi contratti a tempo indeterminato, stipulati a partire dal 1° gennaio, e per la conversione di un rapporto a termine in contratto stabile.

L’agevolazione sarà applicabile solamente se determinerà un incremento dell’occupazione, non beneficerà dello sgravio chi licenzia un dipendente per assumerne uno nuovo, resta poco chiaro al momento se e come si dovrà considerare l’incremento occupazionale.

In ogni caso sulla norma specifica, è opinione di chi scrive, che nella sostanza si ricalca la precedente disposizione cosiddetta “under 36” utilizzata per le assunzioni fino a giugno scorso.


Si dovrebbe mantenere la decontribuzione Sud anche nel 2023, la misura rafforzata fino al 2029 con la legge di Bilancio 2021, vale per le assunzioni nelle regioni meridionali, con un meccanismo di esonero a decalage (30% fino al 2025, 20% per 2026 e 2027, 10% per 2028 e 2029), ma necessita di una preventiva autorizzazione da parte della commissione Ue, rammentiamo che a giugno scorso è arrivato il via libera fino a dicembre 2022, e ora serve la nuova proroga.


Altra novità è il dimezzamento dell’aliquota fiscale applicata ai premi di produttività, rammentiamo che detti premi sono tassati con una cedolare secca del 10% fino a 3mila euro annui, per redditi fino a 80mila euro, secondo l’intenzione del governo è far scendere l’aliquota al 5%.

Le somme, come noto, sono riconosciute ai dipendenti al raggiungimento di incrementi di produttività, di redditività, qualità, efficienza e innovazione, al momento la situazione economica e le norme per la corretta attuabilità nonché i paletti molto rigidi messi dall’Agenzia delle Entrate per far scattare la tassazione agevolata hanno ridotto fortemente la diffusione dell’istituto, sembrerebbe intenzione del governo semplificare l’iter per il raggiungimento dei presupposti.


Con il prossimo anno sembra si vogliano reintrodurre i voucher per le prestazioni occasionali, a tal proposito si rammenta che erano già stati utilizzati secondo quanto disposto dal decreto legge n. 50/2017 e successivamente aboliti per le problematiche causate da un impiego improprio, tale da rendere la situazione dell’utilizzo non conforme alle disposizioni di Legge.

L’importo massimo del reddito accumulabile con i voucher passerebbe da 5mila a 10mila euro, raddoppiando di fatto il limite imposto dal decreto Dignità, limite indipendente dal numero dei committenti.

I buoni lavoro per le prestazioni occasionali e saltuarie avranno un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, vale a dire 7,50 euro netti.

Su tale disposizione è facile immaginare che ci saranno notevoli differenze tra il disegno di Legge e la stesura definitiva.


Per cercare di migliorare la differenza tra lo stipendio lordo e il netto percepito è stata inserita una norma, sulla falsa riga di analoghi tagli effettuati dai precedenti governi, che prevede il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi con un conseguente aumento delle buste paga dei lavoratori.

L’intervento prevede, per i lavoratori dipendenti, un esonero contributivo del 2% per i redditi fino a 35.000 euro e del 3% per i redditi fino a 20.000 euro, in pratica i lavoratori coinvolti riceveranno uno stipendio più alto, ma parliamo di cifre contenute, approssimativamente dai 19 ai 32 euro lordi al mese.


Al momento si ritiene di non dover aggiungere ulteriori informazioni in merito alle disposizioni che avranno, in un modo o in un altro, un impatto sui lavoratori e sulle aziende, restando in attesa dell'approvazione definitiva della Legge di bilancio per approfondire le norme.

 


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