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Le ultime novità in tema di ANF

Torniamo ancora sulla “nuova” disciplina sull’attribuzione dell’Assegno per nucleo familiare (ANF) per fare il punto sulla situazione attuale.


Con il messaggio n.1777/19 di pochi giorni fa, l’Inps ha precisato che nonostante da maggio sia a regime la nuova procedura di gestione delle domande di Anf, i datori devono continuare a inserire nell’Uniemens (ossia la denuncia trasmessa all'Inps delle retribuzioni erogate e dei relativi contributi versati) tutti i vecchi dati almeno fino al flusso di competenza giugno 2020.


La faccenda, di per se apparentemente semplice, è viceversa complicata, difatti per le domande presentate dal 1° aprile 2019, i datori di lavoro e i loro delegati non dispongono più dei dati relativi al numero dei componenti del nucleo, alla relativa classe di reddito o al numero della tabella Anf applicabile che rappresentano elementi sostanziali per recuperare sulla denuncia Uniemens le quote di ANF pagati nel mese di competenza.


Difatti il lavoratore presenta la domanda solo all’Inps, che istruisce e gestisce la pratica e quindi conosce in via esclusiva le informazioni per definire i parametri dell’assegno, l’Inps rilascia ai datori o ai delegati, per consentire l’erogazione dell’assegno, un flusso di dati Xml che deve essere acquisito dal cassetto previdenziale. Nel file sono contenuti solamente il codice fiscale del dipendente ed eventualmente del destinatario, l’importo giornaliero dell’Anf e quello massimo mensile.


Ribadiamo che per le domande presentate dal 1° aprile scorso il datore non dispone dei dati richiesti dall’Inps, pertanto nella predisposizione dei prossimi flussi Uniemens di maggio e giugno, c’è il rischio che il relativo invio rimanga bloccato.


Per evitare tale rischio, è indispensabile un immediato intervento dell’Inps.


La nuova procedura di gestione dell’ANF, infatti, per quanto abbia sollevato il datore di lavoro da effettuare sotto la propria responsabilità i controlli su quanto dovuto a tale titolo, sta creando in questa fase iniziale molte difficoltà nelle aziende, ma anche lamentele dei dipendenti, che devono attendere più tempo prima di incassare l’importo dell'Anf.

Poiché tra quando i dipendenti presentano la domanda e quando la stessa viene accolta e poi comunicata dal dipendente stesso al datore possono passare dei mesi, la nuova attività aziendale di interrogazione della procedura e prelievo dei dati degli Anf da erogare, è di difficile pianificazione e comporta una gestione “poco fluida” degli arretrati.


Per questo è opportuno che il dipendente comunichi al datore non solo l’accoglimento della domanda di Anf presentata, ma anche il periodo a cui questa si riferisce, in questo modo i datori sapranno per quali specifici mesi devono consultare l’applicativo Anf dell’INPS.


È opportuno con l’approssimarsi del mese di luglio prossimo - il momento di massima attività per l’acquisizione dei dati per l’ANF - che i lavoratori comunichino con la massima sollecitudine il documento attestante la richiesta effettuata e il periodo di competenza.


Alla luce della normativa vigente, è opinione di chi scrive che per portare a regime la corretta gestione dei flussi siano necessari diversi mesi e vista anche la procedura predisposta non possano essere scartate situazioni di ritardi nell’erogazione. Di fatto il datore di lavoro dovrà fare riferimento a quanto elaborato dall’istituto per provvedere all’attribuzione delle somme a titolo di ANF.


Certamente il lavoratore che vede “rallentata” la procedura di pagamento dell’ANF farà le sue rimostranze al datore di lavoro che in questo caso non può intervenire immediatamente ma fare riferimento alla nuova procedura, tenendo presente che per le aziende il pagamento dell’assegno è solamente una partita di giro ed il ritardo nell’erogazione non comporta alcun vantaggio per lo stesso.

 

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